Issue #07
11 FEBBRAIO 2025
— Editoriale di Silvano Falocco, Direttore Fondazione Ecosistemi
— Il Green Public Procurement per i materiali da costruzione by ECCO
— Green stories: le 4 trasformazioni per la decarbonizzazione degli edifici in Italia BY FONDAZIONE ECOSISTEMI CON ECCO
Il Green Public Procurement (GPP), o appalti pubblici verdi, rappresenta uno strumento chiave per ridurre l’impatto ambientale del settore delle costruzioni in Italia. Attraverso l’adozione di Criteri Ambientali Minimi (CAM) nelle procedure di gara, il GPP consente alla pubblica amministrazione di orientare gli acquisti verso materiali e processi a basso impatto ambientale, promuovendo la transizione ecologica di tutti i settori industriali, anche dell’edilizia.
Il GPP è stato introdotto in Italia nel 2006, con la legge Finanziaria, e poi nel 2008 con il Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della Pubblica Amministrazione (PAN GPP); con il D.Lgs. 50/2016, la sua applicazione è diventata obbligatoria in tutti gli appalti pubblici relativi a categorie merceologiche per le quali sono stati definiti e pubblicati dei CAM specifici, come quello relativo ai lavori di edilizia o per la costruzione di strade.
Inoltre, l’applicazione estesa del principio DNSH (Do No Significant Harm), fortemente interconnessa ai Criteri Ambientali Minimi, sta spingendo molte amministrazioni all’adozione di tali criteri.
Nel settore delle costruzioni, i CAM edilizia (attualmente in vigore è il DM 256/2022) stabiliscono specifiche tecniche per l’uso di materiali come acciaio, cemento e calcestruzzo, con particolare attenzione alla circolarità, ovvero al contenuto di materiale riciclato, alla riduzione dei consumi energetici e idrici e alla riduzione dei fattori inquinanti in acqua, aria e suolo.
Con l’entrata in vigore del nuovo Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 36/2023), l’art. 57 del decreto conferma l’obbligatorietà dei CAM negli appalti pubblici e promuove il criterio dell’Offerta Economicamente Più Vantaggiosa (OEPV) e della valutazione dei costi lungo il ciclo di vita, che premiano le imprese con le soluzioni più sostenibili.
Tuttavia, i dati dell’Osservatorio Appalti Verdi mostrano che l’applicazione dei CAM edilizia è ancora disomogenea: nel 2023 solo il 62% dei capoluoghi di provincia li applicava correttamente, in calo rispetto al 66% dell’anno precedente. Questo indica la necessità di un maggiore supporto, conoscitivo e formativo, alle amministrazioni pubbliche per l’implementazione delle normative.
Uno degli aspetti più critici per rendere il settore delle costruzioni più sostenibile riguarda la riduzione delle emissioni di CO2 legate alla produzione dei materiali da costruzione. Il cemento, l’acciaio e il calcestruzzo sono infatti responsabili di un’elevata quantità di emissioni di gas serra. La produzione di cemento, infatti, comporta la decomposizione del carbonato di calcio, responsabile di circa due terzi delle emissioni totali di CO2 connesse a questo processo produttivo. Inoltre, la fase di combustione nella produzione dell’acciaio e del cemento contribuisce significativamente alle emissioni di gas serra a causa dell’elevato consumo energetico nei processi produttivi.
A livello europeo, il Regolamento sulla Tassonomia (UE 2020/852) e i successivi regolamenti delegati hanno introdotto limiti di emissione per la produzione di questi materiali, incentivando l’uso di processi produttivi più efficienti. Ad esempio, per il cemento da clinker grigio, il limite è fissato a 0,469 tCO2 per tonnellata di prodotto, mentre per l’acciaio al carbonio prodotto con forni elettrici ad arco (EAF), il limite è di 0,209 tCO2 per tonnellata.
Sebbene i CAM edilizia attuali non impongano restrizioni specifiche sulle emissioni di CO2, la loro revisione in corso potrebbe introdurre nuovi parametri più stringenti, in linea con la normativa europea e le migliori pratiche industriali.
Il GPP rappresenta quindi un’opportunità strategica per ridurre l’impatto ambientale dell’edilizia in Italia. Tuttavia, affinché il settore possa realmente contribuire alla transizione ecologica, è necessario un rafforzamento delle normative e una loro applicazione più rigorosa, in sinergia con le politiche europee sulla decarbonizzazione industriale.
In particolare, è fondamentale introdurre limiti obbligatori alle emissioni di CO2 per acciaio, cemento e calcestruzzo, in linea con i parametri stabiliti dalla Tassonomia UE che fa riferimento ai parametri del regolamento ETS (Emissions Trading System). Questo permetterà di abbassare le emissioni climalteranti del settore contribuendo contemporaneamente alla capacità delle imprese di accedere al credito e di guadagnare vantaggio competitivo sui mercati internazionali. I CAM possono essere uno strumento efficace a questo scopo, se opportunamente integrati, applicati e monitorati.
Gli obiettivi per la protezione del clima hanno attivato una profonda trasformazione industriale dettata dalla domanda attesa delle tecnologie che possono favorire la decarbonizzazione, le cosiddette clean technologies – come pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori, batterie e veicoli elettrici, attorno alle cui catene del valore si gioca una sfida globale.
In questo contesto, l’Europa si trova a dover colmare un profondo divario competitivo e di innovazione rispetto a Cina e Stati Uniti, gravata da maggiori costi e dipendenze energetiche rispetto ai suoi competitori e partner e una struttura industriale meno incline a tradurre l’innovazione in sviluppo e mercato.
La nuova Commissione, a partire dai suoi primi atti, ha posto l’accento su un più efficace inquadramento delle prospettive di decarbonizzazione coordinate con il recupero del divario competitivo dell’Unione.
A livello globale, si stima che circa il 50% delle emissioni associate all’ambiente antropizzato (cd. Built environment) provenga dall’utilizzo di materiali come cemento e laterizi. Per i materiali da costruzione le sfide della decarbonizzazione sono particolarmente complesse. Le emissioni di gas serra di questi settori sono intrinsecamente legate ai processi chimico-fisici dei meccanismi di produzione. Inoltre, tecnologie e soluzioni per ridurre le emissioni non sono sempre disponibili o economiche.
Per questa ragione, una strategia per la riduzione delle emissioni dovrebbe incentrarsi attorno a una molteplicità di soluzioni attuabili nel tempo. A questo fine, è necessario un cruscotto di politiche industriali a cui assegnare diversi gradi di priorità e da coordinare nella loro esecuzione. Tra queste: politiche di sostegno all’offerta, per ridurre i costi di investimento e sostenere i maggiori oneri delle produzioni ‘verdi’; politiche di sostegno e protezione dal lato della domanda, per favorire lo sviluppo di un mercato che possa costituire uno sbocco alle produzioni ‘verdi’.
In questo senso, come anche evidenziato nella Bussola per la competitività pubblicata la scorsa settimana dalla Commissione europea, la creazione di un ‘business case’ per i prodotti ‘green’ deve avvenire tramite la creazione di ‘mercati guida’ che favoriscano i prodotti più sostenibili e in linea con il percorso di decarbonizzazione del Continente, sostenendo la domanda interna e la trasformazione dei processi produttivi verso produzioni meno intensive, a partire da sistemi di etichettatura o dalla domanda pubblica, mediante criteri ‘verdi’ per gli appalti pubblici (Green Public Procurement, GPP).
In Europa, le autorità pubbliche spendono ogni anno oltre il 14% del PIL – pari a circa 2.000 miliardi di euro – per l’acquisto di beni, servizi e lavori, una quota significativa dei quali è destinata ai materiali da costruzione. Nel 2019, in Italia, il mercato del Green Public Procurement valeva il 10.4% del PIL, ovvero 186 miliardi euro. Il 26% della spesa per il GPP era relativo ai soli lavori relativi alle costruzioni.
Gli acquisti pubblici possono favorire le produzioni più allineate con criteri di sostenibilità, circolarità e a ridotto impatto emissivo, facendo da volano per lo sviluppo di una domanda privata che integri standard ambientali elevati, accelerando così la transizione dei processi produttivi.
Il piano di lavoro della nuova Commissione prevede la riforma del quadro normativo sul GPP a livello EU e sarà affidata al Commissario Stéphane Séjourné.
Ad oggi, a livello EU, i criteri ‘verdi’ per gli appalti pubblici non sono obbligatori mentre, in Italia, l’applicazione del GPP è già obbligatoria per tutti gli appalti pubblici.
Un appalto pubblico è considerato ‘verde’ quando i documenti di gara includono tutte le specifiche tecniche e le clausole contrattuali dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) e l’aggiudicazione avviene secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, basata sul miglior rapporto qualità/prezzo.
Tramite l’applicazione dei CAM si promuove la riduzione dell’impronta di carbonio e ambientale dei prodotti acquistati dalla pubblica amministrazione, tuttavia, non esistono ancora riferimenti diretti specifici rispetto alle emissioni di CO₂ derivate dalla produzione dei materiali da costruzione. Questo lascia uno spazio di miglioramento, che potrebbe essere utile mettere a fuoco in vista della prossima revisione della normativa europea.
Riguardo l’identificazione di standard CO2, a livello europeo, strumenti normativi come l’ESPR (Regolamento sui requisiti ecodesign per prodotti sostenibili), il CPR (Regolamento sui prodotti da costruzione) e l’EPBD (Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici) stanno introducendo metodologie per valutare le emissioni dell’ambiente costruito sulla base di approcci di tipo ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA).
Oltre a tali strumenti normativi, in corso di definizione, la Tassonomia europea stabilisce già soglie e valori di riferimento specifici per le emissioni associate ai processi produttivi di materiali come acciaio, cemento e calcestruzzo. La Tassonomia Europea, infatti, definisce criteri di vaglio tecnico specifici per ciascun settore, stabilendo soglie quantitative e qualitative relative alle emissioni dirette dei processi di produzione per determinare la sostenibilità in relazione agli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
In un policy brief sulla revisione dei Criteri Ambientali Minimi per i materiali da costruzione, infatti, ECCO – in collaborazione con Fondazione Ecosistemi – ha è ipotizzato di adottare proprio i criteri di vaglio tecnico della tassonomia quali criteri ambientali minimi. Rispetto a criteri LCA, normalmente utilizzati in ambito GPP, i criteri di vaglio tecnico restituiscono in modo più preciso le emissioni incorporate nelle costruzioni, almeno per quello che riguarda la fase di produzione dei materiali, pur perdendo le informazioni relative all’approvvigionamento delle materie prime, al loro trasporto o alle emissioni correlate alla vita utile dell’edificio, rendendo, quindi, meno ampia la valutazione dell’impronta di carbonio dell’edificio/manufatto. D’altro canto, un criterio così preciso è di semplice applicazione può limitare le opzioni di riduzione delle emissioni e le misure che possono essere valutate per considerare un prodotto ‘green’.
La prossima revisione della direttiva sul GPP chiarirà il quadro e, possibilmente, definirà i criteri per definire i prodotti ‘verdi’. Sarà fondamentale seguire gli sviluppi di questa norma, oggi in consultazione pubblica fino al 7 marzo. Qualsiasi sarà lo standard o il metodo scelto per la definizione dei criteri ambientali degli appalti pubblici, il requisito principale di questa norma, affinché sia applicabile, efficace dal punto di vista ambientale ed economico e non crei eccessivi aggravi amministrativi, è far sì che i sistemi ‘si parlino’ ovvero, che sia sempre possibile creare univoche corrispondenze tra le varie metodologie di calcolo e far sì che i campi di applicazione siano sempre riconciliabili.
14-16 Maggio 2025
Allianz MiCo, Milan
Be a catalyst for
a decarbonised economy
Be a catalyst for
Change
Be a catalyst for
Climate Transition
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La decarbonizzazione del settore delle costruzioni in Italia rappresenta una sfida cruciale per la transizione ecologica e giusta. Un cambiamento significativo è necessario in quattro ambiti strategici: pubblica amministrazione, industria, progettazione degli edifici e formazione degli architetti.
Da dove partire? Quali sono le trasformazioni necessarie e quanto sono realistiche?
Attraverso le voci di esperti e protagonisti della transizione, abbiamo esplorato queste tematiche per offrire una prospettiva chiara e informata sulla decarbonizzazione del settore. I loro racconti dimostrano che gli strumenti, le risorse e le competenze ci sono già. La chiave è creare sinergie, condividere esperienze e lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi comuni.
Dana Vocino, Esperta di appalti sostenibili nel settore delle costruzioni presso Fondazione Ecosistemi, analizza lo stato dell’arte della decarbonizzazione nell’edilizia pubblica italiana. Condivide una panoramica sulle quattro trasformazioni fondamentali necessarie per affrontare questa sfida epocale.
Sergio Saporetti, funzionario della Direzione Generale Economia Circolare del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, racconta i risultati concreti ottenuti grazie agli acquisti sostenibili in Italia nel settore delle costruzioni. Inoltre, descrive le future evoluzioni politiche e operative, soffermandosi sull’implementazione dei criteri minimi ambientali negli appalti pubblici.
Caterina Epis, Presidente della Fondazione Promozione Acciaio, illustra gli sforzi dell’industria siderurgica nazionale per ridurre le emissioni di carbonio. Condivide esempi di eccellenza già raggiunti e spunti per un futuro sempre più sostenibile.
Margherita Galli in qualità di Environmental Manager di Federbeton, porta la sua esperienza pluriennale sui temi dell’economia circolare e della sostenibilità normativa e tecnica per le imprese del cemento e del calcestruzzo. Fornisce un quadro aggiornato sulle evoluzioni del settore.
Riccardo Hopps, Co-fondatore di OBG Studio, è un architetto visionario e pioniere della progettazione sostenibile. Ci parla del ruolo cruciale che i progettisti ricoprono nella decarbonizzazione degli edifici, intervenendo in tutte le fasi del ciclo di vita, dal design alla gestione del fine vita.
Angela Panza, Consigliere dell’Ordine degli Architetti di Milano, offre uno sguardo ottimista sul futuro. Racconta l’importanza della formazione di architetti e progettisti e il loro ruolo in un mondo fragile ma pieno di soluzioni innovative.
Through the story of concrete experiences, innovative strategies and shared visions, the Green Stories offer inspiration and tools for tackling the decarbonization challenge head-on. Each contribution emphasizes the importance of collaborating, innovating and investing in skills to transform the building sector into an engine of sustainability.
Attraverso il racconto di esperienze concrete, strategie innovative e visioni condivise, le Green Stories offrono ispirazione e strumenti per affrontare con determinazione la sfida della decarbonizzazione. Ogni contributo sottolinea l’importanza di collaborare, innovare e investire in competenze per trasformare il settore edilizio in un motore di sostenibilità.
Il progetto è stato realizzato da Fondazione Ecosistemi in collaborazione con ECCO.
Entro lunedì 17 febbraio
Camera dei Deputati – Schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2024-2026
Lunedì 24 febbraio
Camera dei Deputati – Discussione sulle linee generali della mozione Cappelletti ed altri n. 1-00390 su iniziative per contrastare il rincaro dei costi dell’energia per famiglie e imprese
Martedì 11 febbraio
Presentazione del programma di lavoro della Commissione per il 2025 a Strasburgo (Plenaria)
Domenica 23 febbraio
Elezioni politiche in Germania
Mercoledì 26 febbraio
Adozione da parte del Collegio dei Commissari:
Da lunedì 17 a venerdì 21 febbraio
Gruppo di lavoro sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (GHG) da parte delle navi (ISWG-GHG 18) Internationa Maritime Organisation (Londra, Regno Unito) – link
Sabato 15 e domenica 16 febbraio
Vertice dell’Unione Africana (Addis Abeba, Etiopia) – link
Da mercoledì 26 a venerdì 28 febbraio
Finance in Common Summit (Città del Capo, Sudafrica) – link