Issue #10

16 APRILE 2025

Editoriale

Elettrificazione dei processi industriali: una soluzione per la competitività
By ECCO 

La transizione verso l’elettrificazione dei processi industriali a basse temperature rappresenta una delle soluzioni più efficaci ed efficienti per accelerare la decarbonizzazione dell’industria, nazionale e europea. Questo implica la sostituzione dei processi alimentati dai combustibili fossili con alternative elettriche, come pompe di calore, per generare calore di processo. In Italia, il 68% della domanda di tale calore dipende ancora dai combustibili fossili. L’elettrificazione offre, quindi, un’opportunità per ridurre le emissioni di CO2 e, al tempo stesso, garantire la sicurezza energetica, spostando i consumi dalle fonti fossili all’elettricità, prima necessaria premessa per affrancarsi dalle fonti fossili di importazione, e dalla la relativa volatilità dei costi, e migrare verso le fonti rinnovabili.

Nel 2022, l’industria è stata responsabile del 20% delle emissioni di gas serra a livello europeo Per contribuire alla riduzione delle emissioni in questo settore, in affiancamento all’attuale schema di pricing del carbonio sul settore termoelettrico e dell’industria energy intensive, a partire dal 2027 il sistema di pricing verrà esteso anche alle piccole e medie imprese. Il segnale di prezzo verso il consumatore dovrebbe far orientare i consumi verso il vettore elettrico, favorendo la decarbonizzazione e la sicurezza energetica e, in ultima analisi, gli obiettivi di competitività.

ECCO ha sviluppato uno studio di fattibilità specifico per l’elettrificazione del calore di processo per due settori chiave del tessuto industriale italiano, il settore alimentare e il tessile, che utilizzano calore di processo a bassa e media temperatura (fino a 200°C). Questi processi presentano già l’opportunità di essere elettrificati in modo efficiente utilizzando tecnologie esistenti. Lo studio offre quindi un punto di partenza per soluzioni che possono essere applicate efficacemente a tutte le industrie o processi che utilizzano temperature simili.

I due settori oggetto dello studio sono composti principalmente da piccole e medie imprese (PMI) e rappresentano una parte significativa del fatturato e delle esportazioni italiane.

Nel settore alimentare, il consumo finale di energia nel 2021 è stato di 39 TWh, con il 73% di questa energia utilizzata per processi di calore. Nel settore tessile, il consumo finale di energia è stato di 12 TWh, con il 73% utilizzato per processi di calore.

Lo studio è stato condotto con un modello energetico settoriale e presenta diversi scenari di convenienza economica per l’adozione di soluzioni di elettrificazione in sostituzione degli attuali impieghi di gas naturale. Partendo dai più recenti bilanci energetici settoriali[1], e modellando le trasformazioni energetiche dei vettori (gas, elettricità) dall’ingresso ai due settori fino ai servizi finali (ed esempio, asciugatura a bassa o alta temperatura, con o senza vapore), il modello ottimizza i costi cumulati nel lungo termine, considerando l’evoluzione di CapEx e OpEx delle tecnologie e in relazione alle traiettorie assunte dei prezzi di gas e elettricità all’ingrosso, comprensivi di contributo derivante dall’ETS e dei costi di trasporto.

I risultati dell’analisi di scenario indicano che:

  1. L’elettrificazione del calore di processo al di sotto degli 80°C è la soluzione più conveniente già entro il 2025 in base al prezzo attuale all’ingrosso dell’elettricità e del gas naturale. La domanda elettrificabile in questo intervallo di temperatura è limitata a circa il 10% degli usi termici, escluso il riscaldamento degli ambienti. In questo caso, il ruolo delle tecnologie elettriche permette un risparmio di 1,7 Mton di CO2 e 0,8 miliardi di Smc.
  2. Per le temperature più alte di 80°C e per i processi che necessitano vapore, il modello indica che il differenziale di prezzo tra elettricità e gas, definito non solo dai prezzi relativi dei due vettori ma anche dall’efficienza delle tecnologie, non permette di recuperare il maggiore costo d’investimento delle tecnologie per l’elettrificazione almeno sino al 2040.
  3. Al 2040 il modello vede una convenienza economica nella completa elettrificazione dei processi di calore. Questo effetto è dovuto:
    1. al progressivo disaccoppiamento del prezzo all’ingrosso dell’elettricità da quello del gas, ove il prezzo dell’elettricità converge verso il LCOE degli impianti fotovoltaici e relativa infrastruttura di accumulo, sganciandosi dagli oneri di ETS1;
    2. alle previsioni di costo del gas su cui grava un progressivo incremento di costo dovuto al crescente ruolo di ETS2;
    3. alla riduzione attesa dei costi di investimento delle tecnologie per l’elettrificazione dei processi.

Inoltre, simulando politiche finanziarie dedicate, come la riduzione al 4% del Costo Medio Ponderato del Capitale[2] rispetto al 10% considerato nelle simulazioni base, e l’introduzione di un incentivo in conto capitale del 50% sui costi di investimento delle tecnologie elettriche ad alta efficienza, il modello mostra un’adozione anticipata di cinque anni delle pompe di calore e delle tecnologie a maggiore efficienza per la produzione di vapore, raggiungendo un tasso di elettrificazione dell’86% entro il 2035, e quindi ulteriori risparmi sui costi nel lungo periodo.

Secondo l’analisi, il costo di queste politiche di sostegno pubblico ammonterebbe a 2,3 miliardi di euro per lo Stato nel periodo 2025-2040.

Includendo nell’analisi il peso delle componenti fiscali e parafiscali nelle tariffe, però, i benefici della maggiore efficienza delle pompe di calore rispetto all’uso del gas vengono assorbiti. Verificando i risultati delle simulazioni con l’analisi di casi studio che guardano al prezzo finale dell’energia del 2023, dove vengono considerati anche gli oneri fiscali e parafiscali applicati alla tariffa elettrica e gas, come gli oneri generali di sistema e le accise, il vantaggio economico dell’elettrificazione è annullato anche nei processi sotto gli 80 °C.

L’analisi svolta permette di individuare, quindi, le principali barriere all’elettrificazione di consumi finali nell’industria e, quindi, delle proposte di politiche che sarebbero necessarie per una concreta promozione di questa soluzione.

Per promuovere l’elettrificazione come soluzione chiave per la decarbonizzazione, la sicurezza energetica e la competitività industriale, è necessario un quadro politico integrato e coerente, sia a livello europeo che nazionale. Questo quadro dovrebbe massimizzare l’adozione dell’elettrificazione ad alta efficienza, favorendo un rafforzamento reciproco tra i livelli di governance.

Le principali proposte includono:

  1. La definizione di un obiettivo esplicito di elettrificazione del calore industriale all’interno dell’EU Electrification Action Plan, per dare certezza agli investitori. Il Clean Industrial Deal già prevede un target del 32% al 2030 e identifica l’elettrificazione come soluzione strategica, tuttavia non declina settorialmente questo obiettivo né individua una modalità di attuazione precisa a livello degli Stati Membri.
  2. Un quadro normativo favorevole, che comprenda:
  1. Assicurare la massima diffusione delle energie rinnovabili nel mercato elettrico con meccanismi in grado di consegnare un prezzo al consumo competitivo, monitorando attentamente i progressi e rimuovendo tempestivamente potenziali criticità.
  2. Consentire ai consumatori di trarre vantaggio in termini di costo e sicurezza derivanti dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, favorendo il disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità e del gas mediante il maggiore sviluppo di contratti che garantiscano il prezzo nel lungo termine, come i Power Purchase Agreement e i Contratti per Differenza
  3. Rivedere gli squilibri tra le tariffe elettriche e gas a livello nazionale, armonizzando imposte e oneri con il contenuto emissivo e alla sicurezza energetica dei vettori.
  4. Potenziamento delle reti elettriche per rispondere alla crescente domanda e maggiore attivazione di servizi di flessibilità.
  5. Promozione di lead markets per prodotti decarbonizzati, attraverso incentivi fiscali e appalti pubblici verdi.

Due elementi fondamentali da considerare nello sviluppo di tale quadro sono, poi:

  • La formazione tecnica e le competenze necessarie per sviluppare una forza lavoro qualificata capace di progettare, installare e gestire tecnologie elettrificate.
  • Una strategia finanziaria dedicata che permetta un utilizzo mirato di fondi UE (Fondo per la competitività, Innovation Fund, ETS1/ETS2) per sostenere progetti innovativi, specialmente quelli su piccola scala e delle PMI.

La transizione verso l’elettrificazione dei processi industriali a basse temperature rappresenta una grande opportunità per l’industria italiana ed europea. Ridurre le emissioni di CO2, migliorare l’efficienza energetica e aumentare la competitività sono solo alcuni dei vantaggi che possono essere ottenuti. Tuttavia, per realizzare a pieno questi benefici, è essenziale adottare strategie politiche mirate e sviluppare un quadro normativo che supporti l’adozione delle tecnologie elettriche. Con un impegno congiunto a livello nazionale ed europeo, l’elettrificazione può diventare un punto di svolta nel percorso di transizione dell’industria, favorendo l’affrancamento dalle dipendenze energetiche e, al contempo, lo sviluppo di filiere tecnologiche strategiche ancora fortemente presenti in Italia e in Europa.

[1] JRC 2024 IDEES database  link

[2] WACC – Weighted Average Cost of Capital

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POMPE DI CALORE PER PROCESSI INDUSTRIALI? TRE BUONE RAGIONI PER UNO SCENARIO WIN-WIN-WIN​

 
DI Marco Flavio Calanca, Marketing Director, Daikin Applied Europe

Ad un mese da NetZero Milan, la conferenza che mette al centro la transizione energetica dell’industria italiana, come produttore HVAC (Heating, Ventilation, and Air Conditioning) e membro di Assoclima sentiamo il dovere di portare l’attenzione su una tecnologia che ha tutte le carte in regola per essere protagonista della decarbonizzazione: le pompe di calore industriali.

In un contesto di obiettivi europei sempre più ambiziosi – dalla riduzione delle emissioni del 55% al 2030 fino alla neutralità climatica al 2050 – è necessario accelerare la diffusione di soluzioni tecnologiche già mature, efficienti e applicabili su larga scala. Le pompe di calore rappresentano esattamente questo: una tecnologia affidabile, consolidata e strategica per l’elettrificazione dei consumi termici sia nel residenziale che, soprattutto, nel settore industriale.

Ragione #1 – Per la salute del nostro ambiente

L’elettrificazione del calore di processo è oggi una delle opzioni più efficaci per ridurre le emissioni del settore manifatturiero. Secondo il recente studio ECCO, in Italia circa il 31% del fabbisogno termico industriale si concentra sotto i 200°C – un range compatibile con l’impiego delle pompe di calore. Sostituire gli attuali impianti a gas con soluzioni elettriche ad alta efficienza può portare a risparmi fino a 16 MtCO₂eq. È una riduzione concreta, già possibile, in settori strategici come il tessile e l’alimentare.

Ragione #2 – Per i risparmi nei costi energetici

I casi studio analizzati nel report “Elettrificazione del calore industriale” di ECCO dimostrano come l’utilizzo delle pompe di calore nei processi industriali a bassa temperatura (<80°C) sia già oggi vantaggioso dal punto di vista economico. I risparmi sui consumi sono consistenti, soprattutto quando è possibile sfruttare calore residuo all’interno del ciclo produttivo. Tuttavia, gli attuali squilibri tariffari penalizzano l’elettricità rispetto al gas: in Italia, il prezzo dell’energia elettrica può essere fino a 3,5 volte più alto di quello del gas per usi industriali. Questo frena la competitività delle tecnologie più efficienti.

Perché l’elettrificazione possa decollare, è indispensabile rivedere il sistema tariffario, riducendo accise e oneri impropri sull’elettricità. La proposta di Assoclima – già condivisa con gli interlocutori istituzionali – è chiara: una struttura dei costi che riporti il rapporto tra elettricità e gas sotto la soglia 2:1 sarebbe sufficiente a sbloccare numerosi investimenti industriali.

Ragione #3 – Per creare sviluppo industriale in Italia

Il settore delle pompe di calore in Italia non è solo una promessa, ma una realtà industriale già solida. Siamo il secondo paese in Europa per valore della produzione di componenti per pompe di calore e per occupazione nella filiera. Con circa 5 miliardi di euro di valore industriale attivato e oltre 100 mila occupati nella catena del valore, questo comparto è una leva concreta per la crescita e la resilienza industriale del Paese.

Investire in pompe di calore significa sostenere un comparto manifatturiero d’eccellenza, fortemente integrato in Europa, ma con radici solide in Italia. La nostra azienda, ad esempio, ha investito oltre 25 milioni di euro negli ultimi anni in nuovi impianti produttivi e centri di R&D, con significative ricadute occupazionali – segno tangibile del potenziale economico che accompagna questa transizione.

Uno scenario Win-Win-Win

Pompe di calore per la decarbonizzazione industriale? Sì, ma non solo. Parliamo di una soluzione che garantisce benefici ambientali, vantaggi economici e ritorni industriali. È uno scenario win-win-win che possiamo attivare già oggi, se sapremo costruire le condizioni politiche, regolatorie e finanziarie adeguate.

14-16 May 2025
Allianz MiCo, Milan
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Cattura e Stoccaggio di Carbonio (CCS): un pilastro per la transizione al Net Zero

La cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (Carbon Capture, Utilisation and Storage – CCUS) è una tecnologia fondamentale nello sforzo globale per raggiungere le emissioni Net Zero. Secondo lo scenario Net Zero dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (International Energy Agency – IEA), per raggiungere questo obiettivo servirà catturare volumi di CO2 pari a 5 gigatonnellate l’anno tra il 2030 e il 2050. Ciò significherebbe costruire circa 250 nuovi impianti CCS all’anno – o 5 impianti ogni settimana – ciascuno con una capacità di cattura di CO2 pari a 1 milione di tonnellate (Mt) l’anno. Un potenziamento di tale ambizione evidenzia che la CCUS è un’importante soluzione, sia tecnica che strategica, nella transizione da un’economia basata sui combustibili fossili a un futuro a basse emissioni di carbonio.

Storicamente, il periodo dal 2011 al 2020 viene definito “lost decade”, ovvero decennio sprecato, per lo sviluppo della cattura e stoccaggio del carbonio. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a una notevole ripresa dei progetti su larga scala, soprattutto in Europa. Questo rinnovato slancio è ampiamente dovuto all’aumento dei prezzi del carbonio nel quadro del Sistema europeo di scambio delle quote di emissione (Emissions Trading System – ETS) e a significativi programmi di finanziamento pubblico come il Fondo per l’Innovazione. Un esempio importante è l’hub CCS di Ravenna, che dovrebbe raggiungere una capacità di stoccaggio di CO₂ di 16 Mt/anno, sufficiente a compensare circa il 25% delle emissioni dei settori industriali hard-to-abate in Italia.

La CCS è essenziale per decarbonizzare le industrie che generano emissioni di processo, derivanti direttamente dalle reazioni chimiche nei processi produttivi. Infatti, settori hard-to-abate come il cemento, la calce o gli impianti di termovalorizzazione non sono in grado di ridurre significativamente queste emissioni solamente attraverso il fuel switching – il passaggio a un combustibile meno inquinante – o una maggiore efficienza energetica. Inoltre, la CCS può essere altamente competitiva anche rispetto all’idrogeno e all’elettrificazione, in particolare in settori come la produzione chimica (ad esempio di ammoniaca e metanolo) e l’industria siderurgica. In questi settori, questa tecnologia offre vantaggi in termini di costi rispetto alle strategie di decarbonizzazione alternative, essenziali per i beni che non possono beneficiare di un mercato premium per i prodotti ‘verdi’.

Oltre alla semplice riduzione delle emissioni, la CCS offre l’opportunità unica di produrre “emissioni negative”. Tecniche come la bioenergia con cattura e stoccaggio di carbonio (Bioenergy with Carbon Capture and Storage – BECCS) e la cattura diretta dell’aria (Direct Air Capture – DAC) possono rimuovere la CO₂ dall’atmosfera, generando emissioni nette negative. La BECCS, che cattura anidride carbonica dai processi energetici della biomassa, e la DAC, che la sottrae direttamente dall’atmosfera, hanno un ruolo cruciale negli scenari in cui il carbon offsetting – il bilanciamento delle emissioni residue – è necessario per raggiungere gli obiettivi climatici. Queste tecnologie forniscono una soluzione non solo per stabilizzare i livelli di CO₂ nell’atmosfera, ma anche per invertire attivamente l’accumulo di gas serra nel tempo.

Oltre allo stoccaggio, la cattura e l’utilizzo del carbonio (CCU) aprono nuove strade per trasformare la CO₂ in prodotti a valore aggiunto, come gli e-chemicals e gli e-fuels. Questo approccio è particolarmente promettente per la decarbonizzazione del settore chimico attraverso la produzione di sostanze chimiche e combustibili a emissioni zero. I carburanti sintetici, ottenuti miscelando CO₂ e idrogeno verde, offrono una soluzione a lungo termine per la decarbonizzazione di settori difficili da elettrificare, come il trasporto aereo e quello marittimo.

I prossimi anni saranno fondamentali per la creazione delle infrastrutture necessarie per compiere la transizione energetica. Gli investimenti in centrali elettriche a basse emissioni, rinnovabili, reti elettriche moderne per un’efficiente trasmissione e distribuzione e in una solida infrastruttura per l’idrogeno per lo stoccaggio di energia a lungo termine getteranno le basi per un ecosistema energetico sostenibile. Altrettanto importante è lo sviluppo di reti di trasporto e stoccaggio della CO₂, che consentiranno ai settori hard-to-abate di raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette. L’accesso a queste nuove infrastrutture sarà decisivo per migliorare la competitività degli impianti industriali, consentendo loro di prosperare in un’Europa e in un mondo a zero emissioni nette, sostenendo allo stesso tempo un’economia globale resiliente e a basse emissioni di carbonio.

Scopri le due Vertical Conference di NetZero Milan coordinate dal nostro Knowledge Partner Politecnico di Milano:

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Il ruolo delle aziende di pubblica utilità e delle loro reti nel raggiungimento di un'economia a zero emissioni

Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 non è solo una questione ambientale: è una sfida industriale, economica e infrastrutturale senza precedenti. L’Europa e l’Italia hanno imboccato con decisione il percorso verso la cosiddetta “net-zero economy”, ma la strada da percorrere è ancora lunga e piena di ostacoli. Serve una trasformazione profonda e sistemica di tutto il sistema energetico e serve, soprattutto, una visione strategica che sappia orientare investimenti per centinaia di miliardi.

Tre grandi settori da decarbonizzare 

Il primo passo per capire la portata della transizione è guardare ai tre grandi blocchi di consumo energetico: la produzione di elettricità, la generazione di calore e la mobilità. Sono tre mondi molto diversi tra loro per investimenti necessari, presidio industriale e maturità tecnologica. Le opzioni disponibili sono molte e in alcuni casi alternative tra loro; più realisticamente, nella maggior parte dei casi sarà necessario combinare più tecnologie, bilanciando costi, benefici ambientali e ritorni per il sistema Paese.

In questo contesto, AGICI ha condotto un’analisi dettagliata sugli investimenti necessari in rinnovabili ed efficienza energetica per centrare gli obiettivi europei. Il risultato è un quadro complesso ma estremamente chiaro: oltre 1.000 miliardi di euro da qui al 2050, suddivisi tra settore residenziale, servizi e trasporti.

Quali investimenti per decarbonizzare?

Il fabbisogno più significativo riguarda il settore residenziale, con oltre 700 miliardi di euro necessari per interventi di efficientamento e installazione di tecnologie low carbon. Tra questi, l’installazione di 43 GW di pompe di calore, 26 GW di caldaie efficienti e decarbonizzate, 38 GW di fotovoltaico distribuito e 7 GW di solare termico.

Nel settore dei trasporti, l’investimento stimato supera i 100 miliardi di euro. Serviranno oltre 17.000 nuove colonnine di ricarica elettrica, ma anche 4,5 GW di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde, destinato ai segmenti più difficili da elettrificare.

Il restante ammontare sarà destinato al settore dei servizi. Le rinnovabili utility-scale – fotovoltaico, eolico e idroelettrico – assorbiranno oltre 150 miliardi, mentre il potenziamento del teleriscaldamento (nuove centrali e nuove reti) ne richiederà quasi 30.

E il nucleare? Potrebbe avere un ruolo, ma solo nel lungo periodo e a condizioni industriali e politiche ancora da definire.

Il vero abilitatore della transizione? Le reti delle Utilities

Spesso si pensa alla transizione energetica come a una questione di generazione: più impianti rinnovabili, più accumulo, più tecnologie pulite. Ma c’è un fattore abilitante che troppo spesso passa sottotraccia: le reti.

Le infrastrutture di trasporto e distribuzione dell’energia – elettricità, gas e calore – sono il tessuto connettivo della transizione. Senza reti moderne, capillari, digitali e resilienti, nessuna delle soluzioni sopra citate potrà funzionare davvero. È attraverso le reti che passa la decarbonizzazione.

Serve potenziare le reti elettriche per gestire una generazione sempre più distribuita e variabile nonché rendere flessibili le reti gas per accogliere i nuovi gas verdi. Gli investimenti e gli ammodernamenti riguardano anche le reti di teleriscaldamento per portare calore decarbonizzato nelle città.

Occorre procedere in tutto ciò nel modo più rapido, coordinato e sostenibile possibile.

Investimenti in crescita: il caso Italia

AGICI ha avviato un’analisi strategica sugli investimenti delle principali utilities italiane ed europee nel settore delle reti. I dati preliminari relativi all’Italia raccontano una tendenza chiara: gli investimenti stanno crescendo.

Nel solo settore delle reti, si è passati da circa 9 miliardi di euro nel 2023 a una previsione di 11 miliardi per il 2024 e di 14 miliardi per il 2025. Si stima che il livello di investimento possa mantenersi stabile a 15 miliardi di € almeno fino al 2027. Una dinamica che riflette la consapevolezza, da parte degli operatori, del ruolo centrale che le infrastrutture avranno nel raggiungimento degli obiettivi al 2050.

Ma oltre alla quantità, conta anche la qualità degli investimenti: digitalizzazione, resilienza climatica, interoperabilità, integrazione delle reti elettriche e gas. In altre parole: non basta spendere, serve spendere bene.

Un confronto internazionale: appuntamento a Milano

Per fare il punto su queste dinamiche e mettere a confronto strategie e modelli di investimento a livello europeo, AGICI, nell’ambito della Fiera NetZero Milan 2025, organizza la vertical internazionale:

The role of utilities and their networks in achieving a net-zero economy

📅 Milano, 15 maggio 2025 – h.14:30–17:00

📍 Allianz MiCo – Segue networking coffee

Durante l’evento verranno presentati in anteprima i risultati dettagliati dello studio AGICI e si confronteranno alcuni dei principali operatori italiani ed europei del settore.

Tra i temi in agenda:

  • Smart grids e generazione distribuita;
  • Elettrificazione dei consumi domestici e industriali;
  • Sviluppo della mobilità elettrica e ruolo dei DSO;
  • Idrogeno: modelli di produzione e trasporto a confronto;
  • Evoluzione delle reti gas e integrazione dei gas verdi;
  • Decarbonizzazione dei centri urbani attraverso il teleriscaldamento;
  • Recupero del calore industriale e utilizzo delle acque reflue.

Conclusioni

La transizione energetica per giungere a un modello economico totalmente decarbonizzato non è un esercizio teorico, ma una vera e propria rivoluzione industriale. Le utilities e le loro reti sono chiamate a guidare questo cambiamento, con visione strategica e capacità di investimento. I prossimi anni saranno decisivi: le scelte fatte oggi determineranno non solo il successo della transizione, ma anche la competitività economica e la sostenibilità sociale dell’Italia di domani.

Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 non è solo una questione ambientale: è una sfida industriale, economica e infrastrutturale senza precedenti. L’Europa e l’Italia hanno imboccato con decisione il percorso verso la cosiddetta “net-zero economy”, ma la strada da percorrere è ancora lunga e piena di ostacoli. Serve una trasformazione profonda e sistemica di tutto il sistema energetico e serve, soprattutto, una visione strategica che sappia orientare investimenti per centinaia di miliardi.

Scopri la Vertical Conference di NetZero Milan coordinata dal nostro Knowledge Partner AGICI:

NETZERO AGENDA

BY ECCO

Europa

28-29 aprile

Riunione informale dei Ministri dell’ambiente dell’Unione europea – link

Mondo

Giovedì 24 e venerdì 25 aprile

Summit sul futuro della sicurezza energetica, organizzato dall’Agenzia Internazionale per l’energia (Londra) – link

Da lunedì 21 a sabato 26 aprile

Incontri primaverili della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale (Washington) – link

Da lunedì 21 a venerdì 25 aprile

Summit sull’azione climatica (Washington) – link

Mercoledì 23 e giovedì 24 aprile

Secondo incontro dei Ministri delle finanze e dei Governatori delle banche centrale del G20 (Washington) – link