Issue #06
14 GENNAIO 2025
Il 2025 sarà un anno fondamentale per tracciare il futuro competitivo dell’Europa. Un’Europa che avvia una nuova legislatura a guida von der Leyen, nella quale l’attuazione del Green Deal deve essere consegnata in un nuovo contesto internazionale, caratterizzato da frammentazione geopolitica e tensioni legate a questioni di sicurezza energetica e competitività.
Come dimostrano i diversi piani di investimento pubblico, non ultimi l’IRA e il Green Deal Industrial Plan, gli obiettivi per la protezione del clima hanno, di fatto, innescato una spinta all’innovazione e una profonda trasformazione industriale a livello globale, inaugurando una sfida competitiva sulle cosiddette clean technologies – come pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori, batterie e veicoli elettrici.
Su questo, l’Europa si trova a dover colmare un divario competitivo e di innovazione rispetto a Cina e Stati Uniti, gravata da maggiori costi e dipendenze energetiche rispetto ai suoi competitori e partner e una struttura industriale meno incline a tradurre l’innovazione in sviluppo e mercato.
Questo impone un cambio di passo, che non può permettersi marce indietro, ancor più lesive della competitività e sicurezza del Continente, e che permetta di riconciliare le politiche di sviluppo industriale nell’ottica della decarbonizzazione, in modo che i benefici che ne derivano siano a vantaggio di imprese e consumatori.
Il 2025 sarà cadenzato dalle proposte politiche, e dalle relative scadenze europee e nazionali, che dovranno tradurre questi propositi, come emerge nelle linee guida del nuovo mandato di Ursula von der Leyen.
Una corsa a tappe, quindi, che prende il via la prossima settimana, il 22 gennaio, quando la Commissione europea presenterà una relazione, chiamata: “Bussola della competitività”. Un appuntamento, questo, che la Presidente von der Leyen definisce come pilastro dei prossimi cinque anni di lavoro. Tale Relazione, basata sul rapporto Draghi, avrà tre obiettivi:
A seguire, la presentazione del Clean Industrial Deal, il 26 di febbraio. Questo sarà lo strumento che, al pari di quanto ha già fatto col Green Deal nel 2019, detterà priorità e modalità per tradurre in realtà la necessità di riconciliare le prospettive di sviluppo industriale con la decarbonizzazione, creando le condizioni per maggiori investimenti in ‘clean tech’, affrontando in modo diretto le questioni settoriali e di filiera. Al cuore di un tale ambizioso Piano dovrebbe trovare spazio una chiara visione dell’energia come chiave per la competitività dell’industria che comprenda:
In tal senso, infatti, è prevista per il 2025 anche la pubblicazione dell’Electrification Action Plan, all’interno della strategia per la cessazione delle importazioni di gas dalla Russia. Lo sviluppo di un sistema energetico resiliente agli shock esterni e accessibile dal punto di vista dei costi sarà un elemento chiave della strategia europea per il prossimo quinquennio.
Si auspica, poi, che il Clean Industrial Deal possa aprire ai necessari approfondimenti settoriali, soprattutto per i settori hard to abate dove le soluzioni non sono ancora disponibili o economiche. Per questi settori, in particolare, sarebbe importante prevedere:
Un’importante leva per la creazione di tali mercati è la domanda pubblica che, in Europa, ogni anno, vale più del 14% del PIL, ovvero circa 2.000 miliardi di euro, spesi dalle oltre 250.000 autorità pubbliche per l’acquisto di servizi, lavori e beni. Per questa ragione per il 2025 è anche attesa la revisione delle direttive sugli appalti pubblici verdi (Green Public Procurement, GPP), di cui la consultazione è aperta fino al prossimo 7 marzo.
Una solida strategia per l’industria dovrebbe riprendere e ampliare quanto già impostato con il Net Zero Industry Act e prevedere un piano di sviluppo delle filiere strategiche per la decarbonizzazione. A questo fine, sempre nel 2025 sarà pubblicato l’Industrial Decarbonisation Accelerator Act – probabilmente oltre i primi cento giorni di mandato – che dovrà concentrarsi proprio sullo sviluppo dei mercati guida per la produzione e la diffusione di tecnologie pulite nell’industria, accelerando la pianificazione, le gare d’appalto e le autorizzazioni, in particolare per i settori energivori.
Un altro elemento individuato nel report Draghi, tra i responsabili della ‘staticità’ del sistema industriale dell’Unione europea, sono i complessi requisiti di reportistica non finanziaria delle direttive CSRD, CSDDD e EU Taxonomy. Per affrontare la questione, sempre il 26 febbraio è atteso un Omnibus simplification package, per snellire i requisiti di rendicontazione e rendere i sistemi interoperabili.
Per quel che riguarda la mobilità elettrica, la Commissione ha respinto le pressioni dei conservatori e dell’ultra-destra europei per anticipare una revisione del regolamento al 2025. Bruxelles ha confermato di volersi attenere alla tabella di marcia prescritta dalla normativa vigente, ovvero procedere con un check dell’efficacia e degli impatti del regolamento nel 2026, dopo aver verificato la risposta del mercato europeo all’entrata in vigore – a partire dal 1° gennaio 2025 – dei target di emissione per nuove immatricolazioni nei prossimi 5 anni. Infatti, le previsioni di decine di miliardi di euro di penalità a carico dei costruttori, circolate negli ultimi mesi, si basavano su proiezioni di mercato non aggiornate al 2024 e che, quindi, potranno essere ridimensionate o smentite dalle vendite 2025.
Con il passaggio a una mobilità completamente elettrica entro il 2035, il settore automobilistico europeo deve affrontare una delle trasformazioni più radicali e impattanti della transizione energetica, confrontandosi con mercati a oggi più evoluti e competitivi, sostenuti da ingenti piani di sussidio pubblico. Il piano industriale europeo di sostegno al settore automobilistico del continente sarà uno degli aspetti centrali del Clean Industrial Deal, la cui stesura prevede una stretta collaborazione tra Teresa Ribeira (Just and Competitive Transition), Stéphane Séjourné (Prosperity and Industrial Strategy) e Wope Hoekstra (Climate, Net Zero and Clean Growth), con il coordinamento strategico della Presidente von der Leyen.
La nuova Commissione, a partire da questo 2025, dovrà impegnarsi senza esitazione per un’efficace attuazione del Green Deal con il Clean Industrial Deal, che compare tra i 14 temi trasversali fondamentali per cui von der Layen ha istituito altrettanti gruppi di lavoro. Una nuova visione per l’industria continentale, un’accelerazione indispensabile per tenere il passo di una trasformazione in atto, le cui forze propulsive trovano la loro alimentazione nei mercati globali e, a dispetto della complessa situazione geopolitica, non rallenteranno così facilmente.
Il 16 ottobre 2024 il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) ha pubblicato un Libro Verde sulla nuova strategia industriale italiana, con l’obiettivo di fornire all’industria nazionale un percorso per affrontare la trasformazione tecnologica e la sfida della decarbonizzazione in un nuovo e mutevole contesto geopolitico.
Tale documento si colloca sulla scia dell’impegno della nuova Commissione europea di realizzare una strategia industriale dell’Unione che colleghi competitività e decarbonizzazione e riconosca l’importanza di raggiungere contestualmente gli obiettivi tecnologici e della transizione verde. La proposta del MIMIT considera la transizione verde come una trasformazione inevitabile a cui è necessario adattarsi: “nuovi driver (sfide sistemiche esogene) di politica industriale a cui l’Italia (…) deve rispondere”. Il Libro Verde vede dunque il processo di decarbonizzazione come una politica che dovrebbe essere “adattata alle esigenze della competitività” e non come parte integrante e sinergica ad essa. Un approccio che rischia di affrontare il tema senza considerarne l’opportunità di crescita economica, sottolineato invece dalla Commissione europea e da altre strategie industriali, come quella del Regno Unito.
Dei 15 obiettivi della strategia industriale italiana illustrati nel Libro Verde, solo due fanno riferimento alla trasformazione verde: “raggiungere gli obiettivi della transizione verde e tecnologica” e “creare un modello di sviluppo industriale basato su un basso costo dell’energia, sull’economia circolare e sulla bioeconomia“.
La riduzione del costo dell’energia è un elemento cruciale di competitività e, quindi, giustamente al centro del modello di sviluppo industriale italiano. È, invece, meno chiaro come l’economia circolare e la bioeconomia, che sono indubbiamente elementi di forza del sistema economico nazionale, siano strategiche allo stesso modo.
Una strategia industriale che colleghi competitività e decarbonizzazione dovrebbe concentrarsi almeno su altri due elementi: affrontare e consentire la decarbonizzazione delle industrie tradizionali e sviluppare e sostenere le filiere delle tecnologie verdi. Questi due elementi, insieme alla citata riduzione del costo dell’energia, garantirebbero, da un lato, che l’Italia sfrutti appieno l’opportunità offerta dalla trasformazione verde e, dall’altro, che tali benefici siano trasferiti anche alla più ampia base produttiva e, quindi, all’intera economia nazionale.
L’industria è un insieme eterogeneo di settori produttivi, processi e prodotti, collegati in catene di fornitura distribuite, ramificate, ma strettamente interconnesse a livello globale, per cui la decarbonizzazione delle industrie tradizionali necessita di una strategia diversificata e adattata a specifici processi produttivi e catene di fornitura. I diversi processi produttivi presentano problematiche diverse, spesso legate alla disponibilità di soluzioni tecnologiche non sempre mature o economiche, come nel caso dei cosiddetti settori “hard to abate”, ovvero acciaio, cemento, chimica. Questo vale anche per le industrie “leggere”, come quella alimentare o tessile, dove la sfida della sostenibilità è tanto urgente quanto complessa, anche a causa della prevalenza di Piccole e Medie Imprese spesso frammentate e con difficoltà di accesso ai finanziamenti.
Le tecnologie verdi sono un mercato che, secondo le stime dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, avrà un valore di 600 miliardi di dollari entro il 2030. Il Libro Verde identifica chiaramente la natura tempestiva della sfida legata alla concorrenza internazionale e l’opportunità economica offerta dalle tecnologie verdi. Sviluppare una visione di come si possano sostenere efficacemente tecnologie cruciali come, ad esempio, le pompe di calore, permetterebbe di supportare un mercato cruciale per l’Italia. L’identificazione delle tecnologie verdi dovrebbe essere fatta in coerenza con l’approccio suggerito nel Rapporto Draghi, nel quale si evince che una valutazione del rapporto costo-efficacia vada fatta sulla base del valore della catena di fornitura nazionale in relazione alla concorrenza internazionale. Ciò al fine di decidere quale dovrebbe essere l’obiettivo per ciascuna tecnologia alla luce dello svantaggio relativo cumulato dei costi: dalla strategia commerciale e dal pieno sostegno alla produzione nazionale/UE a un estremo dello spettro, alla facilitazione delle importazioni di prodotti tecnologici stranieri più economici all’altro estremo. Questo, a sua volta, confluirà nella stessa valutazione che dovrà essere fatta a livello europeo.
Alla base di tutto questo c’è una visione del costo dell’energia come fattore chiave della competitività industriale. Poiché l’elettricità è la fonte di energia decarbonizzata più economica da produrre, se confrontata con altre soluzioni, l’elettrificazione dei processi produttivi sarà fondamentale per la competitività. Tuttavia, ciò richiede un’accelerazione del tasso di installazione delle fonti di energia rinnovabile a prezzi competitivi, che agirà come fattore di decarbonizzazione di altri settori man mano che si elettrificano. Sarà necessario ampliare e modernizzare le reti di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica e garantire che i risparmi sui costi dovuti alla produzione di energia più economica da fonti rinnovabili possano essere trasferiti ai consumatori. Questi elementi potrebbero essere rafforzati se accompagnati da misure per stimolare ulteriormente l’efficienza energetica industriale, al fine di massimizzare il potenziale dell’elettrificazione per ridurre i costi, le emissioni e la domanda energetica nazionale. Infine, sarebbe necessario un piano sull’uso del gas naturale e dei suoi sostituti, che preveda di indirizzarne l’impiego a quei settori, come i processi ad alta temperatura, che nel breve periodo non hanno soluzioni praticabili da applicare. Una visione coesa di questo tema amplierebbe le strategie previste dal Libro Verde, che si focalizza attualmente su quattro fattori: la creazione di un mercato europeo dell’elettricità; l’inclusione del nucleare di nuova generazione (SMR e AMR); il concetto di neutralità tecnologica (inteso come approccio che si concentra sugli obiettivi a prescindere dalle tecnologie adottate) e l’apertura all’uso dei biocarburanti nel settore automobilistico – senza una valutazione in termini di costo-efficacia e dei rispettivi ruoli all’interno del processo di decarbonizzazione.
Una maggiore sinergia tra una chiara identificazione della rilevanza della decarbonizzazione per la politica industriale e una visione in grado di trarre conclusioni da questo assunto iniziale permetterebbe infatti di costruire una strategia coesa e sinergica. Si tratta di un aspetto che deve essere affrontato, in particolare nel contesto della prossima pianificazione industriale a livello europeo.
Per la prima volta l’UE sta presentando una visione unificata e coordinata del suo futuro industriale, che ha il potenziale di sfruttare appieno le dimensioni economiche dell’UE per consentirle di competere a livello internazionale. Questa visione dovrebbe concentrarsi sulle tecnologie verdi, sulla decarbonizzazione delle industrie tradizionali e sulla riduzione del costo dell’energia. Se la strategia industriale italiana è in grado di fornire un piano coerente con questo, può trarre vantaggio dalle sinergie a livello europeo, ridurre le duplicazioni e influenzare lo sviluppo della politica industriale a livello europeo in modo da sostenere gli sforzi nazionali. Diversamente, l’attività industriale nazionale potrebbe rischiare di diventare periferica rispetto all’azione dell’UE e inefficace nel migliorare la competitività della base produttiva italiana.
14-16 Maggio 2025
Allianz MiCo, Milan
Be a catalyst for
a decarbonised economy
Be a catalyst for
Change
Be a catalyst for
Climate Transition
Martedì 14 gennaio
Audizione in Commissione Ambiente della Camera dei Deputati sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione
Mercoledì 15 gennaio
Road to NetZero Milan: secondo webinar – IL FOTOVOLTAICO PER L’INDUSTRIA E I CONTRATTI PPA –clicca qui per l’iscrizione gratuita
Mercoledì 29 gennaio
Road to NetZero Milan: terzo webinar – ACCIAIO: LE SFIDE DELLA DECARBONIZZAZIONE –clicca qui per l’iscrizione gratuita
Mercoledì 15 gennaio
La Commissione europea presenta la “Bussola della competitività” e la Relazione annuale sul mercato unico
Lunedì 3 febbraio e martedì 4 febbraio
Informal Competitiveness (COMPET) Council – Internal Market and Industry (Poland)
Martedì 11 febbraio
Presentazione del programma di lavoro della Commissione per il 2025 a Strasburgo (Plenaria)
Gennaio
IEA’s quarterly Gas Market Report
Da lunedì 20 a venerdì 24 gennaio
Riunione annuale del World Economic Forum (Davos) – link
Febbraio
Rapporto annuale dell’IEA sull’elettricità